ENJOY – Chiostro del Bramante
Io ho scelto l’eta della disobbedienza, ma anche quella della serietà apparente non mi pareva male.
ENJOY arriva al Chiostro del Bramante un’anno dopo lo strepitoso successo di LOVE che, con 150mila spettatori, si era confermata una delle mostre più apprezzate del panorama capitolino tra il 2016 e il 2017.
Se in LOVE il pubblico iniziava a riappropriarsi degli spazi espositivi in un susseguirsi di emozioni che attraversavano tutti gli stati dell’amore, in ENJOY diventa il vero e proprio attore che dà vita alle opere, entrando in un mondo parallelo fatto di meraviglia e stupore.
Lo spazio espositivo sorprende lo spettatore fin dall’ingresso, ricoperto di una molteplicità fiori colorati su una distesa turchese. E’ l’opera di Michael Lin, che ci proietta immediatamente in un’atmosfera magica e inaspettata.
La singolarità del viaggio tra le icone del terzo millennio – Alexander Calder, Mat Collishaw, Jean Tinguely, Leandro Erlich, Tony Oursler, Ernesto Neto, Piero Fogliati, Michael Lin, Gino De Dominicis, Erwin Wurm, Hans Op de Beeck, Studio 65, Martin Creed, Ryan Gander, teamLab – inizia ancora una volta dall’audioguida, con 4 narrazioni pensate per 4 tipologie di pubblico differenti: l’età della pozzanghera, l’età della disubbidienza, l’età della serietà apparente, l’età della saggezza. Approcci alla vita che riescono a coesistere in una stessa persona e che lasciamo emergere personalità affatto in asse con l’età.
L’arte incontra il divertimento. Eccolo il leitmotiv di questa seconda stagione romana di esperienze percettive fuori dai canoni museali classici.
Iniziamo il percorso delle 14 sale, che percorriamo tra entusiasmo e incanto, districandoci nel labirinto delle Charming Rooms di Leandro Erlich, riscoprendo lo stupore del bambino che è sempre con noi nell’impagabile gioco di specchi che ci proietta nel dedalo visivo del resto dell’esposizione.
Le installazioni sono tante e non stancano mai. Pensata a più livelli e per essere percepita da tutti in maniera differente a seconda della propria personalità, ENJOY riesce a catturare l’attenzione e a risucchiare completamente il pubblico attraverso ambientazioni insolite, talvolta inquietanti. E’ il caso di Obscura di Tony Oursler. La caleidoscopica installazione video realizzata con sfere di poliuretano in cui una molteplicità di occhi scrutano lo spettatore introiettandolo di pensieri e riflessioni che lo portano a perdersi nei meandri dell’arte e oltre l’arte.
Le provocazioni in cui ci imbattiamo durante il viaggio vengono percepite come una sfida alla capacità dell’individuo di riconoscersi in una misura e forma diversa dal suo comune vivere, spingendolo oltre il concetto canonico di spazio e dimensione. Ce ne accorgiamo sulla Michey dei sogni, l’enorme poltrona nera a pois bianchi di Studio 65 su cui lo spettatore non riesce a non arrampicarsi tornando a sentirsi piccolo e leggero. Ancora di più, ne restiamo ammaliati di fronte a Flowers and people di Teamlab.
Nata dall’idea di un gruppo di creativi giapponesi l’installazione compie la magia di fiorire e illuminarsi a seconda del numero delle persone presenti nella stanza scura. Un’opera in continuo movimento che ci porta ad interrogarci sui confini dell’immaginazione.
Il tripudio dell’arte contemporanea che si mette al servizio del divertimento, celebrandola in un’epoca in cui tutti si prendono fin troppo sul serio, è la sfida più grande vinta da Danilo Eccher, curatore della mostra come della precedente LOVE.
“La dimensione del piacere, del gioco, del divertimento, dell’eccesso sono sempre state componenti centrali dell’Arte. L’Arte sprofonda nel dolore ma si nutre di piaceri ed è sempre una danza di contrasti. L’illusione è una trasparenza che deforma la realtà, un’apparenza sottile dove tutto è possibile, suggerendo ora il dubbio dell’enigma, ora il sorriso della sorpresa”.
Questa è la forza di ENJOY, che dimostra che trasgredire è ampliare i confini, facendo ancora una volta della non regola la regola.
In un percorso apparentemente invisibile, tracciato in un crescendo visionario e non convenzionale, siamo guidati attraverso una spazialità in continua evoluzione che esplode nel divertimento puro in Work N° 1584. Half the air in a given space di Martin Creed.
Forse non possiamo volare ma riusciamo a nuotare nell’aria tra le centinaia di palloncini rossi che riempiono di colore e magia la room che chiude la mostra.
Forse no, è vero, non possiamo volare. Per qualche minuto, però, ENOJOY è riuscita a fare di più. Restituire allo spettatore il senso di una leggerezza elementare, smarrita dalla frenetica corsa della vita, eppure ancestrale. Che ci richiama a noi stessi, e al nostro io più umano.
Un ché di puro, che fa sorridere con innocenza.
Perchè è vero quanto affermava Klee “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.
#enjoy.