Helsinki e le emozioni baltiche di una giornata di dicembre

Guardavo il profilo di Helsinki con il viso tagliato dal vento del Nord, mentre il traghetto rallentava per attraccare al porto. E mi chiedevo: perchè?

Era dicembre, e non so cosa mi fosse passato per la mente quando avevo deciso di lasciare il confortevole freddo estone per affrontare il devastante gelo della Finlandia. Certo non era stato l’abbaglio del sole di mezzanotte né dell’aurora boreale, essendo Dicembre un mese fuori stagione per entrambi i fenomeni. Ma neanche il mito di Babbo Natale era stato il folle input che mi aveva portato fin li.

E allora…?

Helsinki, porto

Terra ai confini dell’Europa, frastagliata di coste che gelano nel mare, la Finlandia nell’immaginario comune è un luogo leggendario perso tra muschi e licheni, illuminato da cieli psichedelici e innevato di natale almeno 6 mesi l’anno, un posto che con lo slogan Connecting People ha fatto la storia della telefonia mobile rendendo il suomi lo scherzo più diffuso nelle impostazioni-lingua del telefono di amici e parenti tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del Duemila, quando se non avevi un Nokia 3310 non eri nessuno.

Ancora, la Finlandia rimane comunemente nota per la sauna, un po’ meno per Erwise – il primo browser al mondo con interfaccia per utenti nato nel 1994 e surclassato dopo pochi mesi dall’avvento di Explorer –  ma soprattutto per il leggendario sistema di welfare che all’italiano medio suona come fantascienza pura. Si arriva a pensare che la sua produttività sia probabilmente dovuta ad un sole che non combacia mai con l’estate e ad un inverno lungo che non sa intrattenere, ambienti asciutti che lasciano poco spazio all’immaginazione e una lingua complessa che non agevola la curiosità intellettuale.

Eppure, scendere a Helsinki a -16 (percepiti -22, ma per me anche molti molti di meno) è  stata un’esperienza mistica. Come Alice nel labirinto, così io nel Freddo. Quello vero – che in certe circostanze può essere altrettanto labirintico.

Ad accoglierci al porto, la  grande tenda da campo che vende bevande calde e pubblicizza una  temperatura interna di +18°C (e poi ci chiediamo perchè dal 2009 il pil finlandese sale del 3.6% all’anno).

“Teltassa”:)

Mi ritrovo spesso a raccontarla con un tono molto molto credibile e l’espressione di chi conosce il mondo e non si meraviglia di fronte a niente. La verità è che l’eroismo ostentato per orgoglio patrio di fronte ai nord europei che erano sul traghetto con noi, si è sciolto in un pianto tragicomico quando, piede a terra, il freddo insostenibile ha pervaso il mio respiro e ho sentito la mia voce esile esalare il primo e ultimo dignitoso “Ho freddo” prima che i lacrimoni iniziassero a bagnarmi il viso. Non è stato difficile, a quel punto, comprendere la funzione latente di Teltassa: la speranza, il sole nel deserto sotto zero, la consapevolezza che i finlandesi non vogliono che tu muoia di freddo ma solo che paghi per ringraziare del pensiero.

Perchè loro, invece, stanno tutti bene. Questo il pensiero ricorrente mentre camminavo rintizzita per le strade del centro e arrivavo alla Cattedrale tra i pochi autoctoni a passeggio che sembravano perfettamente a proprio agio.

Cattedrale di Helsinki

Una città semi deserta in cui hai difficoltà a capire se è mattina presto o pomeriggio tardi perchè ogni momento della giornata è una non-ora. Marciapiedi puliti, come nei migliori stereotipi, su cui nessuno sosta di fronte alle vetrine (vorrei vedere). Persone che vivono la giornata come se fosse una delle tante lasciandoti intuire facilmente perchè da noi girano a maniche corte anche a gennaio.

Ci incamminiamo verso la zona periferica tra genitori che portano i bimbi al parco in tuta da sci e strade silenziose di un silenzio assordante. Abbiamo una sola giornata e ci sarebbe tanto da vedere, o almeno così dice la guida, ma con il vento che ti ruba l’anima, che neanche i Mangiamorte, devi fare una scelta. E fai la scelta più eroica di tutte: incamminarti nella tundra vera per raggiungere il leggendario Monumento a Sibelius, il più grande compositore finlandese di tutti i tempi.

E’ difficile arrivare dal Paese che ha dato i natali a Puccini e Verdi senza farsi delle domande. Sarebbe riuscito Rossini a concepire la Gazza Ladra sotto questo cielo? L’Inverno di Vivaldi, sarebbe stato altrettanto frizzante e la sua Estate così orgogliosa, rigogliosa e piena? Non lo so. Ma mentre sentivo la brina formarsi intorno ai miei occhi ho provato una profonda ammirazione, per chi possiede un Garpez e sa come raccontarlo.

Monumento a Sybelius

Mentre il traghetto lasciava il porto di Helsinki in una sera cupa e con il vento fermo, anche i miei pensieri si erano fermati.

“Tanto che ci siamo facciamo un salto ad Helsinki”.

Mi parve un perchè sufficiente per una giornata rubata.

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