Luoghi senza tempo, emozioni che non conoscono confini, incantesimi soffiati dal vento tra le montagne preistoriche dell’Isola di Skye e le acque verdi delle Fairy Pools. Paesaggi che prendono vita dalle pagine di Tolkien, rovine di Castelli ancora signori di queste terre. Universi paralleli che si schiudono ad ogni quercia. È qui che abita la Fantasia, è qui che respirano i Sogni.
Arrivare in Scozia è probabilmente una delle avventure più grandiose che questo piccolo pezzo di mondo per sempre europeo puó offrire a chi crede ancora di poter volare.
Un tour completo della Scozia puó durare da una a tre settimane. Un’intera vita perfino. Dipende da ció che si cerca e, sopratutto da ciò che si trova. Perché tour completo è una di quelle espressioni da agenzia di viaggi che mal si addicono al Viaggiatore del Terzo Tipo. Per questo motivo, non ci saranno riferimenti alla durata totale del viaggio, né alla suddivisione in giorni. Perché la Scozia è un posto che quando arrivi sconvolge completamente i tuoi piani e ridisegna mappe mai immaginate. Talvolta mai esplorate.
Che scegliate di partire da Glasgow o da Edimburgo la storia non cambia, vi sembrerà di percorrere il magico sentiero dorato che mattoncino dopo mattoncino vi aprirà nuovi mondi, e capirete di non dover arrivare ad OZ, perché ci siete già dentro.
Poniamo quindi che atterriate a Glasgow senza nessuna aspettativa e che commettiate l’impudenza di pensarla semplice città ex-operaia probabilmente sottoposta a importanti politiche di rinnovamento negli ultimi decenni (sui libri di scuola si legge più o meno così). Basterà questo a farvi capire di che pasta è fatta davvero. La città più grande di Scozia, vera e propria capitale dello shopping nella triangolazione Argyle Street, Sauchiehall Street e Buchanan Street, è un piccolo gioiello di architettura, con le due meravigliose gallerie coperte, Buchanan Galleries, il St Enoch Centre, l’elegante Prince’s Square e la Cattedrale. Bastano un paio di incroci ed è già amore.
Noi iniziamo il nostro viaggio da qui, una città carica di fermento in cui vecchio e nuovo si fondono e confondono, e muoviamo verso nord con la certezza che la Scozia ci stupirà forse di più delle storie di chi ci è già stato. Perché ha carattere. E te lo fa sentire.
Muovendo lungo la A82, che costeggia il Loch Lomond e il Trossachs National Park, inizia un viaggio fatto di insenature e scorci che a ogni valle ti portano in un mondo nuovo: ecco le Midlands. E’ l’inizio della magia.

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Le strade poco percorse consentono di godere di panorami mozzafiato e verdi di verde grondante di acqua, carico di leggende, avvolgente in ogni sua sfumatura. Quasi non ti accorgi che sei già a Fort Williams, dove le persone hanno lo spirito duro della gente di montagna e sguardi che non conoscono timore. Vale la pena passarci la notte.
Riprendiamo la nostra avventura lungo la A82 costeggiando il delizioso Loch Lochy, fino a Invergarry, dove scegliamo di prendere la diramazione per la A87. Da qui inizia un nuovo viaggio.
Il verde sembra prendere le sfumature dell’azzurro e poi del giallo, il cielo si riflette negli abissali specchi d’acqua del Loch Cluanie, mentre percorriamo sconfinate miglia nelle terre selvagge che lo separano dal Loch Duich. Lo costeggiamo fino alla congiunzione con il Loch Alsh. E qui ci fermiamo, senza fiato, di fronte al profilo regale dell’Eilean Donan Castle.

Forse siamo in un sogno, forse il cielo ci cadrà addosso, forse il fruscio dell’acqua è l’unica cosa che ci riporta alla dimensione umana del tempo. Ci inchiniamo alla Scozia dei Castelli e, proseguendo lungo la A87, lasciamo il Loch Alsh per entrare in una Scozia che forse abbiamo solo immaginato: l’Isola di Skye.
Avevo letto molto su Skye e avevo creduto che è facile farsi prendere la mano dalla fantasia, quando valli, laghi e monti ti riempiono gli occhi. E credi di vedere cose che non esistono. Poi ho attraversato il ponte che porta a Skye. E ho capito che da qualche parte esistono luoghi in cui il tempo si è fermato veramente.

Dove le montagne sono dorsi di dinosauri addormentati da millenni. Perché non esistono posti sperduti. Solo momenti in cui ti perdi per sempre nell’attimo indefinito tra realtà e fantasia. Incanto, si chiamano così.

Lasciare Skye non è facile, perché una volta che l’hai vista e sentita ti entra nelle ossa e torna a trovarti quando vuole, spesso di notte. Ti tiene compagnia quando il cielo plumbeo ti fa vedere tutto grigio, e in quei momenti ti ricorda che se i colori non ci sono è perché li ha rubati lei e li ha distribuiti su queste terre come polvere di fata.
La rotta verso Ovest è, se possibile, un’escalation di emozioni ancora più forti. Ripercorriamo la A87, prendiamo la diramazione per la A887 e ci immergiamo nella A82 verso nord-ovest. Acque dense e tormentate ci accompagnano per tutto il tragitto. Le intravediamo tra la fitta vegetazione che nasconde misteri mai raccontati. Le sentiamo infrangersi su spiagge di ciottoli che riusciamo solo ad immaginare. Evitiamo qualsiasi tappa turistica. Non è così che ce lo vogliamo ricordare. E dovremo arrivare all’Urquhart Castle per averne un piccolo assaggio. Ma proseguiamo con l’ansia di chi non ne ha mai abbastanza, il lago è un mare nero che sembra non finire mai eppure riusciamo solo a percepirlo fino a quando, fuori da qualsiasi guida turistica, ci fermiamo a Lochend. Entriamo nei retrovicoli delle poche casupole sull’estrema riva Nord. Ci lasciamo guidare dal suono delle sue acque inquiete. E all’improvviso, si impone a noi.

Loch Ness. L’emozione è forte e tanta come il vento che ci scompiglia i capelli. Siamo appagati, colmati e quasi intimoriti dalla quantità sconfinata di acqua che abbiamo di fronte e che non è mai davvero domata dai monti…perchè è lei la Signora di queste terre.
Riprendiamo il nostro viaggio alla volta delle Highlands. Ci spingiamo ancora più a nord ed entriamo nelle pigmentate lande di Braveheart. I colori iniziano a cambiare e terra bruciata, montagne rocciose e laghi limpidi come il cielo ci accompagnano per un tragitto che non conosce confini. Siamo soli. Noi e la Scozia più selvaggia.

La percorriamo nelle stradine sterrate, errabondi, vagabondando tra il verde, il rosso, il blu e l’inaspettato giallo di una giornata che ci fa perdere per ore nelle ribelli e brulle vallate di William Wallace per raggiungere il Nord, stavolta quello vero.
Arriviamo a Tongue sopraffatti, ma appagati. Sogniamo le Orcadi, e percorriamo per due ore le impervie stradine di montagna, sempre a una sola corsia nei due sensi di marcia, per arrivare a Thurso, dove speriamo di trovare i biglietti del ferry-boat. Il traghetto è all’alba del giorno dopo e le strade sono ghiacciate a quell’ora, qui nel profondo Nord. Da Thurso e Tongue ci sconsigliano di metterci in viaggio. Dobbiamo rinunciare. Ma non ci fermiamo, e muoviamo verso est lungo la perimetrale A838 fino alla punta estrema di Durness.
Ed è qui che troviamo un’altra magia. Quella che nessuno ci aveva raccontato. Luci pallide, sabbia rosa e acqua verde menta sulle coste più remote di Scozia, sotto un cielo perla e un orizzonte indaco…nessuna terra abitata da qui in avanti…solo la Groenlandia, che lontanissima graffia il viso e soffia le storie dell’Atlantico del Nord.

Il ritorno è un viaggio denso di emozioni e carico di nostalgia. Nella mente si impongono montagne di cioccolato, colline di pietra viola sotto la pioggia e dorsi millenari su erba fitta di mille verdi differenti, in cui si perdono strade senza nome, senza inizio e senza fine.
Se è vero che le strade sono fatte per viaggiare e non per sostare beh, quanta fatica dirti Arriverderci, Scotland the brave…! Ci salutiamo a Edimburgo, che non ha bisogno di parole per essere raccontata.
E’ il tuo ultimo regalo, e l’hai dipinto con i colori più belli: i tuoi.

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