L’Ermitage, l’emozione e la San Pietroburgo più bella

Sono entrata al Palazzo d’Inverno in una fredda giornata di Agosto con il cielo cupo del golfo di Finlandia che accendeva di magia e maestosità il verde menta delle facciate mentre l’oro denso dei capitelli su Dvorcovaja Ploščad spolverava di antico splendore il sogno zarista della Russia che fu.

In nessun posto mi ero sentita straniera come in Russia e in quella stessa San Pietroburgo che somigliava tanto all’Europa conservando, eppure, il suono di un mondo troppo lontano per essere a portata di mano. Mi sono persa nella grandezza dei saloni dell’Ermitage, poi ho attraversato la piazza, e varcato la soglia del General Staff Building e ho ritrovato me stessa.

Esiste un momento nella vita di un viaggiatore in cui in un qualsiasi punto del mondo ti trovi, ti capita di posare lo sguardo su qualcosa di inspiegabilmente familiare, che ti ricorda chi sei e chi sei stato e ti conforta su dove stai andando. Tra quei punti fermi, per me, alcune tra le opere d’arte più belle al mondo, alcuni tra gli artisti più geniali di sempre che mi accolgono regalandomi ogni volta, inaspettatamente, un nuovo stupore.

Van Gogh, Monet, Degas, Picasso, Cezanne, Kandinsky, Manet, Matisse, Renoir, Chagall, Toulouse-Lautrec e tutti i cari vecchi amici che continuo ad incontrare da sempre sulla mia strada…ho avuto il privilegio di ammirarvi nei musei di tutto il mondo, non smetteró mai di cercarvi, di inseguire la furia di quelle pennellate e di commuovermi guardandovi nell’anima e nei colori di cui è ammantata

Questa emozione, e questo grazie, li dedico a voi.

Ho ballato con le belve di Matisse al Moma, mi sono seduta ad ascoltare la loro musica all’Ermitage…ho respirato i Girasoli di Van Gogh ad Amsterdam, mi sono illuminata della sua Notte Stellata a New York, ho solcato i suoi mari a San Pietroburgo…ho conosciuto Kandinsky a Vienna, l’ho ritrovato al Gugghenheim, e abbracciato ancora una volta in Russia…ho suonato quello stesso pianoforte con le ragazze di Renoir due volte, in due continenti diversi…e quanto ho accusato la Guernica di Picasso al Reina Sofia…? Quante domande mi sono fatta davanti alle sue Demoiselles d’Avignon al Moma? Quanti perchè senza risposta continueró a pormi ogni volta che vedró la quarta dimensione di un violino in qualche angolo remoto della terra…?

Sono stata la danzatrice in equilibrio sul cavallo nel Circo di Chagall al Metropolitan e ho fatto colazione sull’erba con Manet al Museo d’Orsay, ho ricamato merletti con Vermeer al Louvre e serigrafato il mio volto con quello di Marylin mentre Warhol disegnava scatole di fagioli e Pollock schizzava colori in libertà, mi sono persa tra i papaveri di Monet al Metropolitan e mi sono ritrovata alla corte dell’Infanta Margherita di Velazquez al Prado e dei Coniugi Arnolfini di Van Eyck alla National Gallery…l’Urlo di Munch, il Bacio di Klimt, la Goulue di Toulouse-Lautrec, la Gioconda di Leonardo, gli orologi di Dalì, la Venere di Botticelli, le Maja vestida e quella desnuda di Goya, gli innumerevoli autoritratti di Van Gogh, le polinesiane di Gauguin, le meravigliose ballerine di Degas, le immense ninfee di Monet, l’inconfondibile Sainte Victoire di Cezanne…e poi Rembrandt, Signac, Delacroix, Magritte, Morandi, Guttuso, Balla, Miró, Modigliani, Mondrian, Klee, Schiele…vi ho visti tutti, sono venuta a cercarvi ovunque…mi avete riempito l’anima…

In una fredda giornata di Agosto, con il cielo cupo che incorniciava nell’oro il verde menta delle facciate maestose, lasciavo Palazzo d’Inverno mentre il vento del Golfo di Finlandia raccontava un’emozione in più. La mia.

Con l’Ermitage ho avuto il privilegio di coronare il sogno del tassello mancante. Nella solita cartolina che mi sono spedita ho scritto soltanto:

“…oggi so per certo che credo in tante cose…ma che più di tutto, giuro, credo nell’Arte…incondizionatamente…

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